11 ottobre 2009, Chicago Marathon, temperatura alla partenza (ore 7:30): -2C°, all’arrivo +3C°, + folate di vento tipiche della Wind City.
Lo yoga insegna l'”endurance”: un misto di sopportazione dello sforzo e di controllo del dispendio delle energie per tenerlo al minimo. Ecco perché corro con lo yoga e mi prodigo per diffondere lo YOGA X RUNNERS (www.yogaxrunners.com) e perché, forse, in una Chicago già sotto zero, ho potuto polverizzare un muro che fino a ieri vedevo lontano, come quello di Berlino dalle transenne della Berlino Est sovietica.
3:29 e rotti, 10′ meno di NY di un anno fa, senza premeditazione. Anzi. Sulla schiena avevo il cartellino dei 3:40, sul braccio avevo tatuato i passaggi dei 3:40. All’interno dello stesso braccio, tuttavia, avevo tatuato la seconda metà dei passaggi dei 3:30, col solo intento di studiare una via di mezzo, se le cose fossero andate bene, nell’ultima parte, qualla dopo il 21°, che è, per me ma non solo, l’inizio della “vera” gara di una maratona.
Con questo assetto mentale cauto e “sperimentale”, parto e affronto i primi chilometri come sempre: non guardo il GPS e mi ascolto. Respiro tranquillo, gambe sciolte. Quando verifico sull’orologio penso sia rotto: passo medio 4:30 senza sforzo. Mi impegno a rallentare fino al 21°, mi fisso sui 4:48, che è il passo che a fatica tenevo alla Mezza di Brescia di poche settimane prima e che qui mi sembrano riposanti. Quanto conta la temperatura e l’umidità! A Brescia c’erano 27° paludosi, qui -2°, ventosi e secchi.
Visto il mio agio in questa andatura sotto i 5 anche dopo il passaggio a metà gara, decido di usare i miei “schemi spezzettati”, e mi prefiggo di tenere la stessa andatura per 4 volte, 5 km ciascuna. Qui il percorso di Chicago mi è venuto molto in aiuto, perché soprattutto l’ultima parte è proprio sudddivisa in lunghi rettilinei di circa 5 km ben visibili all’orizzonte, con il grattacielo Sears Tower che tiene alto lo sguardo (e lo spirito).
Gli ultimi 5 km sono stati la sorpresa: quando controllavo l’andatura e vedevo che scendeva a 5:06 e provavo a spingere, le mie gambe rispondevano e ora posso dire che è il frutto inaspettato del grande lavoro di trail in montagna durato un anno e culminato nella 100km dell’ www.ultratrailmb.com .. Numerosi podisti, che vedevano da dietro il mio tempo dichiarato di 3:40 mi avvicinavano e si congratulavano già per la mia prestazione, ma io ero ancora scettica, volevo solo rimanere concentrata a respirare tranquilla per fare andare le gambe come volevo, pensando solo di spingere il piede, alzare la gamba e non sentire l’ultima salitella e i dolori sparsi. Ah, lo yoga, che jolly nei momenti di difficoltà, che spesso sono quelli che fanno la differenza. Fanno ENDURANCE, fanno il risultato.
Sembra premeditato, ma non lo è stato: con un minuto in anticipo, che compensa quello perso sul Official Time alla partenza, taglio il traguardo godendo della perfezione quasi artistica del numero perfetto sul cartellone: 3:30, i secondi non li ricordo. A conferma del numero perfetto, apprendo che: “Congratulations from Bank of America for finishing the 2009 Bank of America Chicago Marathon! Your recorded finish time was 03:29:34 and you placed 3,979th out of 33,608 finishers” e sono 3a italiana.
Grazie, sempre grazie, YOGAXRUNNERS.
http://www.adrenalinechannel.it/show/2126/cronaca_della_maratona_di_chicago.html