ATTENTI ALLE SCIMMIE /EASY TAMING THE MONKEY-MIND

ATTENTI ALLE SCIMMIE (E COME TENERLE A BADA)

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Monkey-mind definisce una condizione  in cui la mente si comporta come una scimmia agitata che salta da un ramo all’altro in preda all’impazienza, alla frenesia, all’urgenza di “risolvere”.
Le prime esaurienti descrizioni di questo stato di coscienza che oggi chiameremmo sindrome sono state fornite centinaia di anni fa da monaci buddisti che durante la meditazione si accorsero di quanto fosse difficile domare la scimmia.
Nella clinica moderna si parla di Disturbo da Deficit Attentivo con Iperattività (ADHD): una patologia dell’attenzione che nei bambini, nei casi più gravi, ostacola l’apprendimento, rende molto difficile l’attività scolastica e determina un comportamento agitato e poco controllabile.
Negli adulti i sintomi diventano meno evidenti. La scimmia si nasconde in patologie psico-sociali come il narcisismo, l’ alternanza tra auto celebrazione e auto lesionismo, tra amore e odio e, al posto dell’agitazione esterna, i pazienti lamentano irrequietezza, difficoltà di concentrazione, scarsa soddisfazione nelle attività che richiedono attenzione: leggere, seguire la trama di un film o il filo di un discorso, tenere a mente cose più o meno importanti. Tutti sporadicamente ne abbiamo sofferto e, come spesso capita con i disturbi mentali, molti di noi hanno trovato dei modi per porre rimedio al sintomo e per cavarsela comunque.Riusciamo, chi più chi meno, a calmare la mente e a riprendere l’attenzione, a focalizzarci su certi oggetti invece di essere catturati dall’agitazione e dall’ansia di stare dietro a tutto e non poter lasciar andare.
Come fare in maniera salutare e semplice?
Per rispondere in termini psicologici a questa domanda conviene, come suggeriva Hillman, porre la questione in termini spaziali; conviene, cioè, porsi la domanda preferita dalla psiche: DOVE?
Dov’è l’attenzione? Dov’è l’attenzione quando si agita come una scimmia e dov’è quando invece si comporta come un cavallo perfettamente addestrato?
La frase di Eraclito Ethos Antropoi Daimon, spesso tradotta con “il carattere è destino” ha un’altra traduzione, più antica e più utile per la nostra amplificazione: Ethos era, originariamente, il posto in cui si vive, il luogo che si abita, in cui si sta. Il termine sanscrito ASANA, postura significa proprio ‘ stare seduto’, ampliato nel nsutra ‘STHIRA sukham’ , stare come se stabili e comodi.
Tradurre il frammento di Eraclito con “l’uomo abita presso il dio” è un modo per dire che per noi umani c’è una condizione psichica che sentiamo come casa: un posto che è innanzitutto un modo di sentirci, uno stato di coscienza in cuile cose girano meglio. Siamo “a casa” quando riusciamo a collocarci vicino al nostro Nume, al Daimon, a quel modo di sentire che corrisponde a… ciò per cui siamo portati!
Il Daimon come una tendenza: funzioniamo meglio quando assecondiamo il modo che, fin da piccoli, abbiamo usato per apprendere e per conoscere. Abbiamo imparato a camminare, a parlare e a comprendere ciò che gli altri dicevano, abbiano sviluppato capacità relazionali e fatto nostro un complesso codice comportamentale che ci ha permesso di vivere insieme agli altri. Non ce l’avremmo fatta se fossimo stati preda della scimmia. Ci siamo riusciti perché siamo stati capaci di essere interessati e curiosi, attenti e versatili.
E questo tipo di attenzione è una Forma Vitale, uno specifico modo di sentirci e di porci.
Non è un caso che il consiglio per il meditatore che soffre di monkey-mind sia quello di mettersi ad ascoltare il corpo spostando l’attenzione sulla fisicità e sulle sensazioni corporee senza giudicare ma semplicemente ascoltando e prendendo atto di ciò che c’è. Mettendoci in sintonia con il corpo possiamo attingere a quella vitalità che per il bambino era naturale, possiamo spostarci lungo un continuum energetico che ha ad un estremo la sensazione di essere vivo e disposto ad “essere felice in un mondo che non comprendo ancora”e, dall’altro, quella di “voler conoscere tutto prima di muovere qualsiasi passo”. Da una parte un giovane-curioso-motivato, dall’altra un vecchio-diffidente-impaurito: Beginner’s mind Vs monkey-mind.
Focalizzare l’attenzione nel corpo è un primo passo per dare alla scimmia una casa invece di una gabbia: un modo per acquietare la mente distogliendola dal pensiero ossessivo che cerca di controllare tutto e, facendolo, continua a scoprire cose che non controlla, compiti che devono essere svolti, oggetti da pulire, conti da saldare.
Immaginate di essere in una cella angusta e poi pensate ad una casa in cui vi sentite a vostro agio. Abbiamo sperimentato entrambe e concentrandoci un po’ possiamo sentirle dentro di noi. Sono due modi d’essere e due diverse forme dell’attenzione: costringersi nello sforzo di controllare o essere aperti a ciò che accade; stare con la scimmia o abitare presso il dio.

MEDITARE è un altro strumento più affinato, ma semplice ed efficace perché non combatte la scimmia , non si sposta dalla scimmia ma fa amicizia con la scimmia dandole da fare in maniera costruttiva e soprattutto non hai bisogno di nessun altro per fare questo ‘lavoro interno’ (work in invece che work out ) , evitando di incappare in manipolatori , guide, guru o maestri, che sono altre scimmie, anzi orangu tangu estremamente pericolosi perchè  aggiungono sfruttamento alla confusione.

‘Possiamo meditare ovunque , mentre corro cammino, al lavoro, bevo un tè…e anche per 3 secondi , 2 ….

Ci sono dei piccoli fraintendimenti sulla meditazione: molti pensano che meditare sia uno sforzo, un comando :”Non pensare , concentrati! “ . Ma questo è troppo forte ! Non possiamo fermare i pensieri e le emozioni.Anzi : ne abbiamo bisogno!
Piuttosto il tema è: decidere se ascoltare la scimmia oppure fare amicizia con la scimmia occupandomi in maniera utile .
Come? Offrendole banane ? Non funziona . Occorre tenerla occupata a fare qualcosa. La meditazione è invitare la scimmia a osservare il RESPIRO È lei accetterà volentieri: ‘ INSPIRO-ESPIRO.

“YOGA CITTA VRITTI NIRODAH: lo yoga è la cessazione delle fluttuazioni della mente “ il famoso sutra di Patanjali sulla liberazione , il samadhi , è qualsiasi metodo che ci faccia sentire a casa dentro di noi in comunione con l’ esterno.
Può essere un asana, una passeggiata, un gesto, un respiro.
C’ e un flusso enorme di pensieri nel sottofondo. Non hanno importanza. Non dimenticare il RESPIRO : INSPIRO-ESPIRO .
Segui il VIDEO che ho liberamente tradotto :
https://youtu.be/LkoOCw_tp1I

Tite Togni

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